È appena stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale il decreto flussi migratori per il 2023. Ogni anno c’è una certa attesa poiché ad oggi rimane uno dei principali strumenti per accedere al mercato del lavoro.
Che si tratti di una finzione, poiché il futuro lavoratore si trova già in Italia e conosce il suo datore di lavoro, è cosa nota, ma ciò non esclude l’affidamento che viene riposto nelle quote dai molti stranieri desiderosi di iniziare un percorso regolare nel nostro paese.
Per il 2023 le quote complessive sono pari ad 82.705 unità, di cui 38.705 per lavoro subordinato non stagionale ed autonomo.
In particolare, per quanto attiene al lavoro subordinato non stagionale (di cui 30.105 quote riservate ai cittadini di paesi con i quali sono stati effettuati accordi di cooperazione), lo stesso deve riguardare i seguenti settori: autotrasporto merci per conto terzi, edilizia, turistico alberghiero, meccanica, telecomunicazione, alimentare e cantieristica navale. Quanto al lavoro autonomo, le quote sono appena 500 ed è limitato a coloro che intendano attuare un piano di investimento di interesse nazionale e di importo significativo ovvero costituire imprese start up o ancora liberi professionisti o artisti di chiara fama internazionale.
Per quanto attiene poi al lavoro subordinato stagionale, limitato ai settori agricolo e turistico alberghiero, le unità previste sono 44.000, limitate ai soli stranieri provenienti da paesi con i quali è stato attuato un accordo di cooperazione: vi è da dire, per la lunga esperienza in materia di chi scrive che, spesso, queste sono quote non utilizzate poiché considerate di “serie b)” con tutta probabilità poiché da esse discende un visto e, quindi, un permesso di soggiorno di durata limitata che implica un rientro nel proprio paese entro un termine massimo di 9 mesi.
Il consiglio, al contrario, è di sfruttarle e, se possibile, inviare la richiesta sia per lavoro subordinato non stagionale, sia per lavoro subordinato stagionale.
In tal modo, al di là delle maggiori possibilità di rientrare in quota avendo presentato due domande tra loro non incompatibili, sussiste la possibilità di convertire il permesso di soggiorno stagionale in lavoro non stagionale nell’ambito del successivo decreto flussi (quello appena uscito prevede 4400 quote conversione).
Questo garantirà allo straniero di soggiornare in Italia con un permesso di soggiorno di maggiore durata, uno o due anni, e rinnovabile.
Sono meccanismi certamente non semplici per i quali il supporto di un professionista si rende spesso necessario.
Le domande, il famoso “click day”, dovranno essere presentate dalle ore 9 del 27 marzo p.v.
Nel dettaglio, per la specifica attuazione delle disposizioni previste nel decreto, attendiamo l’emanazione della consueta circolare, assolutamente necessaria anche per la previsione concernente la previa verifica dell’indisponibilità di un lavoratore già presente sul territorio italiano.
Il datore di lavoro, infatti, prima di procedere all’assunzione del lavoratore straniero, dovrà dimostrare di aver esperito ogni azione per assumere un lavoratore già presente in Italia autocertificando: il mancato riscontro da parte del centro per l’ impiego, la non idoneità del lavoratore ovvero la sua mancata presentazione sul luogo di lavoro.
Chi opera nel settore è consapevole che questa verifica preventiva costituirà un’ulteriore complicazione di un procedimento non particolarmente rodato nonostante una lunga prassi.
Ci auguriamo di essere smentiti.